23 Dic MILIARDI DI STELLE PER UN NATALE… GALATTICO!
Con l’arrivo del Natale anche il cielo propone le sue decorazioni fatte di vere stelle. In questo periodo, infatti, nelle prime ore della notte è possibile osservare l’Ammasso Albero di Natale: NGC2264. Per trovarlo bisogna cercare a metà via tra le stelle Betelgeuse e Procione, nella costellazione dell’Unicorno. Questo ammasso ha davvero la forma di un abete decorato con le luci e se potessimo vederlo con dei telescopi sufficientemente potenti vedremmo anche la nebulosa molecolare che lo circonda.
Image Credit: Lorenzo Sestini
Questo Natale, però, possiamo invece porre l’attenzione su una delle ultime collaborazioni tra HubbleST e James WebbST, che hanno ancora una volta osservato insieme le stelle per rivelarci nuove meraviglie nell’Universo. In questo caso si sono uniti per osservare un ammasso di galassie noto come MACS0416. Questo ammasso è situato circa 4.3 miliardi di anni luce da noi e d è in realtà una coppia di ammassi in collisione che finiranno per formare un ammasso ancora più grande.
È stato ribattezzato Ammasso Galattico Albero di Natale per via degli oggetti transitori scoperti al suo interno e che variano la loro luminosità con il passare del tempo.
Image Credit: NASA, ESA, CSA, STScI, Jose M. Diego (IFCA), Jordan C. J. D’Silva (UWA), Anton M. Koekemoer (STScI), Jake Summers (ASU), Rogier Windhorst (ASU), Haojing Yan (University of Missouri)
Questo ammasso amplifica la luce proveniente dalle galassie di fondo più distanti attraverso una lente gravitazionale, che permette di scorgere e identificare i vari oggetti.
Gli scienziati hanno identificato, infatti, 14 di questi oggetti transitori di cui 12 sono localizzati in tre galassie fortemente ingrandite dalla lente gravitazionale. Gli altri due sono dentro galassie di fondo e con un ingrandimento più moderato e probabilmente sono Supernovae. Un oggetto tra i 12 si distingue dagli altri in maniera particolare ed è situato in una galassia creatasi circa 3 miliardi di anni dopo il Big Bang. Gli scienziati lo hanno chiamato “Mothra”, con riferimento alla sua “natura mostruosa”, perché allo stesso tempo è molto luminoso ed estremamente ingrandito, ed era presente anche nelle osservazioni di Hubble 9 anni fa.
Image Credit: NASA, ESA, CSA, STScI, Jose M. Diego (IFCA), Jordan C. J. D’Silva (UWA), Anton M. Koekemoer (STScI), Jake Summers (ASU), Rogier Windhorst (ASU), Haojing Yan (University of Missouri)
Le immagini proposte e ricombinate rivelano un’estrema ricchezza di dettagli che è possibile ottenete proprio dalla collaborazione di entrambi gli strumenti. Per realizzare quest’immagine composita, le lunghezze d’onda più corte sono state codificate in blu, le lunghezze più lunghe in rosso e le intermedie con i toni del verde e questo crea una delle immagini più “colorate” dell’universo. I colori fanno intuire le distanze delle galassie e delle stelle che le separano da noi. Il blu sono stelle più vicine e presenti in una zona di formazione stellare. Il rosso sono stelle più distanti e il rosso più intenso sono stelle molto distanti e con tanta polvere cosmica che assorbe tutti i toni del blu della luce stellare.
Image Credits: NASA, ESA, CSA, STScI, Jose M. Diego (IFCA), Jordan C. J. D’Silva (UWA), Anton M. Koekemoer (STScI), Jake Summers (ASU), Rogier Windhorst (ASU), Haojing Yan (University of Missouri)
Queste osservazioni fanno parte di un ciclo di studi chiamato Frontier Fields e le immagini rilasciate ci mostrano chiaramente la potenza dei due telescopi a nostra disposizione.
Quante meraviglie ci aspettano fuori, nell’Universo?
Cristina
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