26 Giu Il “segreto” degli astronauti: il Personal Preference Kit
Il Personal Preference Kit (PPK) è un contenitore utilizzato dagli astronauti per portare oggetti personali durante i programmi di missione spaziale, introdotto sin dai primi programmi Gemini, passando per le missioni Apollo, Space Shuttle fino alle attuali sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Si tratta di contenitori dalle dimensioni limitate e molto ridotte e con una serie di restrizioni dettate da una specifica procedura NASA riguardo al contenuto: oggetti pericolosi o ritenuti tali in caso di depressurizzazione o inadatti per altri motivi, sono ovviamente rifiutati.
Tranne rari casi di alcuni oggetti di particolare rilevanza storica, il contenuto del PPK rimane sotto stretta privacy dell’astronauta stesso (e dell’ente approvatore che deve supervisionare la lista prodotta dall’astronauta almeno 60 giorni prima del lancio) sebbene alcuni contenuti siano stati messi in mostra o assegnati come premi ai contributori dei programmi spaziali. Normalmente si tratta di ricordi personali, foto di famiglia, testi religiosi.
Durante le varie missioni il PPK é stato soggetto a cambiamenti in materiali, dimensioni e possibilità di contenuti.
Gli astronauti del Progetto Gemini (1964-1966) sono stati autorizzati a portare oggetti personali in missione in una borsa di nylon con coulisse da 6 pollici × 7 pollici (15 cm × 18 cm) mentre a partire dalle missioni Apollo i PPK sono stati realizzati con un tessuto ignifugo già utilizzato in altre applicazioni come le tute spaziali.
Qualche curiosità trapelata sui contenuti: l‘astronauta Wally Schirra ha rivelato il contenuto del kit che ha assunto per la missione Gemini 6A, che conteneva il suo personale stemma della Marina, la licenza di caccia e molte medaglie, bandiere e patch. In un accordo speciale con lo United States Air Force Museum, Neil Armstrong ha portato nel suo PPK sulla Luna con l’Apollo 11 un frammento di legno dall’elica e il tessuto dall’ala del Wright flyer il primo mezzo motorizzato più pesante dell’aria ad aver eseguito un volo controllato, il 17 dicembre 1903 ad opera dei fratelli Wright; Aldrin invece portò curiosamente con se un kit pronto all’uso per poter officiare il rito della Comunione cristiana-presbiteriana “in orbita”, consistente in un piccolo calice e una fialetta contenente del vino e naturalmente del pane consacrato.
Il PPK dell’atronauta Michael Collins – Apollo 11 (1969) – Image credit: NASA
Durante l’era dello Space Shuttle, il contenuto di un PPK era limitato a 20 articoli separati che dovevano stare in una borsa da 5″ × 8″ × 2″ (12,7 cm x 20,32 cm x 5,08 cm). Il limite di peso era pari a 3,3 libbre (1,5 kg).
Agli astronauti dello Shuttle è stato anche concesso un ulteriore kit di volo ufficiale (Official Flight Kit): l’OFK consente alla NASA e ad altre organizzazioni di paesi stranieri nazionali e amichevoli di utilizzare cimeli di ritorno da una missione spaziale come premi e riconoscimenti o di conservarli in musei o archivi; nessun oggetto personale é incluso nell’ OFK. E’ inoltre molto più grande ed é condiviso con tutti gli astronauti della missione.
Nell’ambito del programma della Stazione Spaziale Internazionale, le missioni che utilizzano la navicella spaziale Soyuz e SpaceX Crew Dragon consentono entrambe di trasportare oggetti personali fino a 3,3 libbre (1,5 kg).
Con così poco spazio e con tali limitazioni, voi cosa portereste di estremamente personale in un viaggio spaziale? 🙂
Roberta Gori
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