20 Mar L’occhio di Giove
.. e se a Saturno piace stupirci con effetti speciali (a questo link ), il grande Giove poteva essere da meno? Ovviamente, no!
Quinto pianeta del nostro sistema solare (in ordine di distanza dal Sole) nonché il più grande di tutto il sistema planetario: con una massa pari a a 2,468 volte la somma di quelle di tutti gli altri pianeti messi insieme, il nostro Giove é tra nel gruppo dei giganti gassosi in buona compagnia di Saturno, Urano e Nettuno.
Composto essenzialmente da idrogeno ed elio (come una enorme stella, in pratica) ha inoltre una invitante ed accogliente atmosfera ricca di stratificazioni di ammoniaca, idrosolfuro di ammonio ed acqua. Certamente non ospitale ma .. decisamente coreografica.
Visivamente, infatti, Giove presenta una superficie piuttosto variegata in zone (chiare) e bande (scure) la cui tonalità é dovuta alla densità dei sistemi nuvolosi. Tali bandeggi non risultano però ben delimitati bensì vorticosi e tempestosi e le numerose strutture rotondeggianti (vortici) possono presentare un senso orario (nell’emisfero sud) che antiorario (emisfero nord) con la creazione di vere e proprie tempeste con correnti a getto di velocità anche superiori a 400km/h.
La maggior parte dei cicloni ha un diametro che va da 1000 ai 6000 km e perdurano per un tempo variabile tra la decina ed il centinaio di anni.
L’Oscar dei vortici spetta alla GRS, la Great Red Spot ossia la Grande Macchia Rossa. Scoperta dal connazionale Cassini a metà del 1600 (denominata la “macchia permanente”), resiste ben visibile ai giorni nostri; forse solo un pochino ridotta a dimensioni ma dopo 400 anni dobbiamo pur concederglielo.
Dalla forma ovale, di colore di varie tonalità di rosso/marrone (dipendenti dalla presenza di fosforo o di zolfo), direzione anticiclonica, situato a 22° a sud dell’equatore e grande lo é davvero: 24–40.000 km da ovest ad est e 12–14.000 km da sud a nord, quanto basta per contenere 2 volte la Terra. Completa un giro in 6 giorni terrestri e la temperatura centrale, nelle zone di colore rosso, risulta leggermente più calda di quelle periferiche permettendo al nucleo della perturbazione di cambiare il senso di rotazione diventando debolmente oraria. La longevità della GRS sembra risiedere nella presenza non solo di venti orizzontali ma a quella contemporanea di flussi verticali che trasportano i gas caldi da sopra ed i gas freddi da sotto al vortice, portandoli al centro, dove viene così recuperata parte dell’energia persa. Inoltre un flusso radiale risucchia i venti dai getti ad alta velocità portandoli al centro del vortice, fornendo così l’energia che gli permette di durare più a lungo. Non per ultimo, il fenomeno “autoalimentante”: l’assorbimento di tanti piccoli vortici contribuisce ad alimentare l’energia centrale fornendo ulteriore sopravvivenza alla macchia.
Non é finita qui: benché si collochi a 5 volte più distante dal Sole (rispetto alla Terra), l’atmosfera superiore di Giove ha temperature insolitamente elevate. Quale sarà la causa di questa fonte non-solare di riscaldamento? Sembra proprio che sia la GRS: mappature della distribuzione del calore sull’intero pianeta hanno rivelato che il picco di calore si trova proprio in corrispondenza della GRS. Se questa ipotesi venisse confermata sarebbe un altro importante tassello per lo studio e la conoscenza del Sistema Solare.
Roberta Gori
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