07 Nov La Via Lattea: il mito.
Vi abbiamo già fatto “girare la testa” con qualche dato numerico ma prima di addentrarci sulle caratteristiche della nostra Galassia, facciamo un breve excursus mitologico.
Dal punto di vista etimologico, la parola Galassia deriva dal greco galaxias ossia latteo, utilizzato in epoca greca per designarla; poi dal latino Via lactea.
Alla via Lattea si riferiscono usando questo nome anche Eratostene (“il circolo della Galassia”), ed altri autori greci, mentre per Ipparco è semplicemente “Galassia”. Presso molti altri popoli essa era nota come “il fiume celeste”. Fu nota anche come Eridanus, il ruscello celeste; a Roma come “ghirlanda celeste” ma anche “via celeste”
Come abbiamo già accennato nell’articolo dedicato alla Costellazione dei Gemelli, la mitologia riveste una parte importante nell’astronomia. Gli antichi spiegavano infatti i fenomeni astronomici attraverso le loro vicissitudini e le loro scene di vita quotidiana, i loro dei e i loro miti facendone una sorta di palcoscenico, una tela su cui scrivere.
Gli antichi Egizi consideravano la Via Lattea come il Nilo celeste su cui navigavano gli Dei; secondo i Babilonesi il dio Marduk, durante una battaglia, dilaniò la dea drago Tiamat e metà del suo corpo divenne la volta del cielo, l’altra il fondale dell’oceano; i suoi occhi diedero origine alle sorgenti dei fiumi Tigri ed Eufrate, dai quali dipendeva la vita degli abitanti della Mesopotamiae la sua coda fu incollata al cielo dando origine alla Via Lattea.
Per i greci/romani esistono numerose versioni. Eccone alcune:
Nella prima una dei protagonisti é la bella Alcmena era figlia di Elettrione, Re di Micene, e di Euridice nonché sposa di Anfitrione. Zeus approfittò dell’assenza del marito di Alcmena per presentarsi ad essa sotto mentite, e insieme a lei trascorse una notte lunga tre giorni. E siccome agli dei greci piacciono le complicazioni, Alcmena generò due gemelli: Eracle (figlio di Zeus) e Ificlo (figlio di Anfitrione). Preoccupata più per le ire che avrebbe scatenato in Era (moglie di Zeus) che di quelle del marito, abbandonò Eracle, sicura che Zeus lo avrebbe in qualche maniera protetto. E infatti si preoccupò di prendere il piccolo Eracle e di porlo, così piccino, al seno della moglie Era addormentata, cosicché il bambino potesse berne il latte divino e diventare così immortale. Ma Era si svegliò, s’accorse che stava nutrendo un bambino sconosciuto, e lo respinse; il latte, fuoriuscito dai seni, schizzò e bagnò il cielo notturno, originando la “Via Lattea”.
In un’altra versione, la dea Atena, in complicità con Zeus, portò Era a fare una passeggiata e durante la loro escursione si imbatterono nel neonato abbandonato da Alcmena. Atena, stupita per la bellezza e la forza del piccolo, suggerì ad Era di attaccarlo al suo seno, perché si nutrisse. Era, intenerita, lo prese e lo attaccò al suo seno, ma egli cominciò a succhiare talmente forte che la dea, gemendo dal dolore lo allontanò da sé. Un getto di latte volò verso il cielo originando la Via Lattea, ma ormai Eracle era immortale e Atena, sorridendo, lo restituì ad Alcmena, raccomandandole di averne cura.
In un altro mito Fetonte, figlio di Apollo e Climene, implorava il padre di cedergli temporaneamente il carro del Sole per poter dimostrare agli amici che lo stavano sbeffeggiando, che era davvero figlio del Dio Apollo. Da parte sua, Apollo, cercò di distrarre Fetonte da una idea così insana ma alla fine capitolò e gli concesse la guida del carro. Una volta partito però, Fetonte ebbe paura e commise l’errore di avvicinarlo troppo al cielo e lo bruciò dando origine così alla Via Lattea.
I miti dell’antichità hanno e sempre avranno qualcosa da insegnare, anche all’uomo della post-modernità. Oltre ad aver gettato le basi dell’astronomia, una delle scienze più antiche, iniziando quello che sarebbe stato un percorso lungo quanto quello del genere umano ed arrivare fino a noi rappresentano dei temi universali che appartengono all’umanità intera persino a quella moderna. Sono la vita, la morte, il bene, il male, l’amore e l’odio: noi, nel tempo.
Roberta Gori
Pieter Paul Ruben “Origine della Via Lattea”
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